DECAMERON 2.0

The Stories We Sell Ourselves In Order To Live /
Le storie che ci raccontiamo per continuare a vivere
Scheda|Informazioni|Biografie|Fotografie

SCHEDA

dal Decamerone di Giovanni Boccaccio
ideazione, regia, video Letizia Renzini
drammaturgia Theodora Delavault
coreografia Marina Giovannini
musiche, text film Yannis Kyriakides
collaborazione alle musiche Andy Moor

con Theodora Delavault, Marina Giovannini, Jari Boldrini, Maurizio Giunti, Lucrezia Palandri
live electronics Yannis Kyriakides
chitarra elettrica, chitarra baritona Andy Moor
live camera Letizia Renzini
in video Lore Binon, Monica Piseddu, Monica Demuru

produzione video Raffaele Cafarelli/Red-Fish
luci Moritz Zavan
costumi Boboutic
disegni per la scena Lorenzo Pazzagli

si ringrazia Drone 126 per la produzione del brano Muoviti, Amore, e vattene a Messere su testo di G. Boccaccio

produzione Teatro Metastasio di Prato
con la collaborazione di Spoleto 61 Festival dei 2Mondi
DECAMERON 2.0 
Le storie che ci raccontiamo per continuare a vivere
Cosa è rimasto del Decameron di Giovanni Boccaccio e della brulicante nuova società da lui raccontata? Delle passioni, degli intrighi, delle perversioni e dissipazioni, delle morti e dei motti, dei grandi amori e delle miserie, dei nobili cuori e delle ciniche astuzie, delle ballate e delle bestemmie, delle preghiere e del letame? In questa terra un tempo incantevole, che è diventata globale, e che ha cambiato l’aspetto ma non lo spirito, sembra che in fondo tutto sia rimasto com’era; soltanto aggiornato alle sorti contemporanee, come un programma in upload.
Nel tempo del vagheggiamento boccacciano, scappando dalla realtà, si nutre lo spirito ed esplodono i sensi. Oggi, nel tempo del vagheggiamento espanso, alle soglie della fine del lavoro, della realtà abbiamo perso il controllo: ci sfugge, si   nasconde, o sembra non doverci interessare. 
Assuefatti ai morti quotidiani ed alle eterne giovinezze, si compete tutti contro tutti in una corsa virtuale oppressa dai miraggi del successo, abnegati ad una forma arbitraria di bellezza. 
Finché vita, morte, amore, tempo e libertà poco importano più.
Sembra compiuto il viaggio di andata e ritorno: la concezione escatologica ed iniziatica del Boccaccio è una trappola che non eleva ma che ci riporta nel loop: ci raccontiamo quello che ci serve per andare avanti, e continuando a raccontare, costruiamo le nostre case fasulle, le nostre fragili dimore temporanee. Oggi i figli della peste, scampati alla morte, sopravvissuti all’ennesima crisi, consapevoli di aver perso la facoltà del libero arbitrio, sanno di aver di fronte un’unica scelta: cosa diventare o chi essere.

Il Decameron 2.0 va oltre la narrazione della struttura boccaccesca, la raccolta di novelle racchiusa dentro una cornice. La peste è la cruda realtà della nostra vita, della storia, la malattia dell’essere, del sopravvivere. In qualche forma è pure la morte del sacro, dell’anima. Non si combatte la peste, ci si sottrae nella dissimulazione: raccontando il desiderio, creando una narrazione parallela che non dice l’inenarrabile, ma ci parla di un rifugio mistificatorio. L’uomo cerca di realizzarsi in una dimensione di non realtà. Il territorio della realizzazione personale è un territorio virtuale, staccato dalle reali esigenze del singolo quanto della collettività: Il successo sociale come mistificazione, cercata o coatta, e la peste, come il fallimento, inenarrabile.
Il Decameron 2.0 supera questa impasse drammatica riscoprendo la dimensione poetica dell’opera di Boccaccio, quella che parla alle nostre coscienze.
Boccaccio scrive il Decamerone per le donne: sono loro che, nelle lunghe ore di ozio inflitte loro dal predominio maschile, sono inclini alle vaghezze e alle depressioni ed è per loro che Boccaccio scrive con un intento d’intrattenimento. Ripartiamo dall’aspetto passivo del femminile, dal desiderio dal rifiuto della realtà, dalle vaghezze, dalle indecisioni, dal vuoto della narrazione per ricominciare a nutrire lo spirito dell’uomo, per ricominciare a fidarci delle dimensioni non secolari e riuscire a fare emergere dall’interno di ciascuno una trama collettiva che rappresenti la possibilità di una narrazione collettiva, realistica e virtuosa, estatica e complessa, libera e liberatoria, creatrice di visioni e possibilità da cui ricostruire una comune epica contemporanea.  
Il Decameron 2.0 è un vagheggiamento, un azzardo poetico che fa da specchio alla narrazione. Quella che Boccaccio racconta alle donne è una favola secolare dove il sacro si annida nelle miserie umane, dove il monstrum pervade e si genera nella nostra quotidianità. Niente magia, nessuna immaginazione, rari lieti fini, disincanto. Ripartiamo da quel sacro, come Giotto riparte dal colore del cielo per raccontarci che lo spirito si nutre con la vita.
Letizia Renzini

La struttura rigida del Decamerone è sciolta in una composizione nuova: le novelle e i suoi personaggi, alcuni degli intrecci, appaiono di volta in volta come accadimento scenico, immagini della memoria, o in forme trasposte, simboliche.
Il testo originale (in inglese), scritto da Theodora Delavault, è composto in gran parte in forma di libretto: è il cuore della nostra interpretazione, l’occhio extradiegetico, il ‘flusso di coscienza’ della narratrice contemporanea. Il confronto con la lingua boccaccesca è invece affidato alle attrici in video: Monica Piseddu e Monica Demuru.
Usiamo come sorgenti musicali dei materiali musicali filologici risalenti al secolo XIII (ballate, cacce, primi madrigali) questi materiali sono ‘ruminati’ e ricomposti nella scrittura musicale originale del compositore Yannis Kyriakides e del chitarrista Andy Moor, in scena nel live e parte integrante dello svolgimento drammaturgico. Protagonista di due arie importanti è la soprano belga Lore Binon, anch’essa in video. Interviste, personaggi video appaiono nella nostra scena quali conosciute presenze (Guido Cavalcanti, Federigo Degli Alberighi, Lisabetta da Messina, Cisti Fornaio), o trasposizioni contemporanee delle vicende inserite nel nuovo contesto multimediale.
La peste è anche il nostro punto di partenza, il baratro della coscienza contemporanea. L’orrore nel corpo. Nessun legame umano tiene più di fronte alla paura della morte. La miseria umana è messa a nudo.
Che cosa è il vagheggiare delle donne se non il prodotto della loro forza immaginifica? Fuori dalle griglie della narrazione verosimile, il materiale è suddiviso in un’iconografia ‘espansa’ che parte da immagini prerinascimentali (i codici miniati, gli affreschi, le pale) e le espande con nuove visioni e tecnologie: la live camera a sottolineare le presenze in scena, i video ‘social’ che commentano il racconto boccaccesco e trasfigurano la narrazione: il serbatoio della contemporaneità, lo stato delle cose.

La danza e il gesto, viatici poetici anch’essi, sublimano i significati e li accompagnano: i corpi dei 4 danzatori, così come i corpi letterari delle novelle, si lasciano e si ritrovano dentro e fuori a schemi pronti a deflagrare in personaggi, personificazioni, racconti: l’essenza del corpus espanso del Decamerone.

INFORMAZIONI

30 Giugno
22:00
San Simone
BIGLIETTI
ACQUISTA
posto unico €35,00 
01 Luglio
18:30
San Simone
BIGLIETTI
ACQUISTA
posto unico €35,00 

BIOGRAFIE
GLI ARTISTI

LETIZIA RENZINI
Laureata in musica, arte e cinema, artista audio e video, performer, Letizia Renzini lavora mescolando i mezzi espressivi, focalizzando la sua ricerca verso la composizione con i diversi differenti. Leggi
THEODORA DELAVAULT
Artista franco-americana multidisciplinare, scrittrice, traduttrice e performer. Leggi
MARINA GIOVANNINI
Danzatrice e performer indipendente, interessata alle potenzialità espressive del corpo e all’interazione con i diversi linguaggi dell’arte, collabora con danzatori, coreografi e artisti e si dedica ad un personale percorso di ricerca verso un linguaggio che privilegia la naturalezza del gesto. Leggi
YANNIS KYRIAKIDES
Yannis Kyriakides (1969) è un compositore e sound artist che lavora prevalentemente in progetti multidisciplinari. Leggi
ANDY MOOR
Nato a Londra nel 1962, Andy ha iniziato la sua carriera musicale a Edimburgo, in Scozia, suonando la chitarra con la band Dog Faced Hermans, un gruppo eclettico poliedrico che mescolava energia post punk a melodie tradizionali e improvvisazioni. Leggi
LORE BINON
Dopo una laurea al Conservatorio di Amsterdam e il premio Cardon del Conservatorio di Musica Reale (Brussel) per i risultati eccezionali conseguiti, Lore si è esibita in diverse produzioni teatrali musicali, tra cui Revelations con Transparant, e Berberio, uno spettacolo di teatro musicale per bambini, che ha vinto un Yamaward. Leggi
MONICA PISEDDU
Si diploma come attrice all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Leggi
MONICA DEMURU
Attiva sulla scena teatrale e musicale dalla metà degli anni novanta, ha sviluppato un percorso di ricerca sulla vocalità, tra musicalità pura e attenzione drammaturgica, che l’ha portata ad accostare al lavoro come interprete di teatro di prosa e di figura, una intensa attività da cantante e autrice. Leggi
RAFFAELE CAFARELLI
Inizia la sua carriera professionale nel 1997 come motion graphic designer, realizzando contenuti visuali collegati, prevalentemente, a progetti architettonici ed ingegneristici. Leggi
MORITZ ZAVAN STOECKLE
Moritz Zavan Stoeckle inizia la sua carriera come lighting designer nel 2007 a Venezia al Teatro Fondamenta Nuove nel 2007. Leggi

FOTOGRAFIE